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Terrazza rotonda

Marocco: Da Zagora alla Valle del Todra


Siamo partiti intenzionati ad attraversare il Diebel Saghro, il deserto di pietra ed arrivare sino a Merzouga, altro punto di accesso all'Erg Chebbi. La strada è un grande rettilineo ben asfaltato e senza traffico fiancheggiato da un deserto di pietra e montagne tipo canyon nel nulla, ma se ti fermi in qualunque posto arrivano bambini scalzi incuriositi segno che le abitazioni ci sono e non si vedono.

Unico paese che abbiamo incontrato è Alnif dove abbiamo fatto una sosta per visitare il piccolo mercato all'aperto. In una piccola radura tra le mura, sotto le bianche tende si vendevano spezie, cipolle, peperoni, melanzane e i cereali e ricambi per le biciclette. Noi abbiamo comprato con enorme fatica e lunga e penosa contrattazione uno splendido vassoio in legno usato per il cous cous con le manine di ALLAH in argento come decorazione. Avremmo potuto acquistarne uno molto grande barattandolo con i nostri pantaloni ma gli uomini non hanno voluto setire ragione, abbiamo ripiegato sul vassoio piccolo a 20 euro, comunque uno splendido affare.

La strada prosegue nel deserto pietroso senza alcun segno di vita o vegetazione sino a Rissani ed Erfoud due villaggi in terra locale, lì il paesaggio cambia e il deserto pietroso diventa nero ed è chiamato Hamada e sullo sfondo intravvedono le dune color arancio dell'Erg Chebbi, il deserto sabbioso. In questo paesaggio surreale tra il nero del deserto pietroso e l'arancio delle dune sabbiose si colloca Merzouga un piccolo villaggio, non un ksour ultimo avamposto nel deserto.

Abbiamo cercato qui un posto per cenare e dormire, il primo era un po' “hard”, una struttura bassa con alcune stanze e un paio di bagni maleodoranti e occupati e la possibilità di dormire all'aperto sotto le tende, le tende in realtà non sono chiuse, sono costituite da un quadrato con muretti di pietra alti un metro all'interno del quale si trovano su uno stuolo di tappeti i letti, all'esterno dei muretti una tenda copre la struttura dalla guazza. Abbiamo deciso di fare un altro tentativo e poi vista l'ora di dormire in macchina. Il secondo posto ancora più avanti oltre l'abitato verso il deserto si chiama Pyramid, un ragazzo Amid con il suo turbante azzurro ci è venuto incontro e ci ha fatto vedere il locale. Una struttura ad un piano in terra nel deserto, all'interno i pavimenti erano ricoperti da tappetti e dalle finestre filtrava una splendida luce e si intravvedeva ovunque sabbia dai colori stupendi.

Le camere, che dire niente stelle...solo piccoli lumini..... un letto al centro con coperte intessute a mano, tappeti alle pareti e un separè in un angolo con un wc ed un piccolo lavandino. Fabio ha fatto amicizia con Amid e lo ha spedito ad acquistare le proibitissime birre, niveina o qualsiasi cosa disinfetti e dopo aver realizzato con una scopa tipo saggina, un mini scopino lo ha edotto circa l'arte di pulire i wc in uso in Europa. Con Amid, che non si separa mai da una bottiglia gigante d'acqua siamo partiti per un giro nel deserto, Fridiano era esaltato e Amid continuava ad urlare più veloce, più veloce.... ci insabbiamo..... praticamente sulla sabbia per non sprofondare bisogna correre e avere una jeep all'altezza. Appena presa un po' di dimestichezza Amid ha deciso che potevamo provare a scalare una duna, ne ha scelta una non molto grande ma ci siamo insabbiati lo stesso.

Scavando sotto le route ci siamo tirati fuori e dopo qualche giro ci siamo fermati per arrampicarci a piedi ad ammirare il tramonto. Ci siamo seduti su una montagna di sabbia color arancio fuoco ad ammirare uno degli spettacoli più belli della mia vita, i mille colori di questa distesa di sabbia e dune dall'arancio, al dorato al rosso e infine al nero. Splendida la cena all'aperto tra le dune sotto un tappeto di stelle con thè verde e tajina e poi a dormire.Quarto giorno - Se il tramonto nel deserto è un esperienza emozionante, l'alba non è certamente da meno, la sabbia dell'erg chebbi si tinge di mille sfumature ed ombre e il paesaggio cambia ogni minuto. Fabio si è alzato alle quattro per arrampicarsi sulla duna più alta e fare delle foto spettacolari, noi siamo rimasti ad ammirare lo spettacolo al Pyramid tra palme e cammelli.

Da Merzouga ci siamo diretti verso l'oasi del Ziz. ll traffico su queste strade è costituto da asini, carretti e solo ogni tanto si incontra qualche camion come quelli che si vedevano sulle nostre strade 50 anni fa. I pochi turisti che abbiamo incontrato erano in gruppo 5/6 jeep in tutto, niente più.

Ci siamo fermati in un piccolo mercato, dove vendevano spezie, cipolle e poco altro, abbiamo fatto qualche foto ai venditori d'acqua ad Houfouss e poi abbiamo proseguito per l'oasi. L'oasi non è altro che il fondovalle ricco di palme e terreni coltivati, una macchia verde in questo paesaggio color ocra.

Ci siamo fermati ad El Rachid per un pranzetto (leggi tajina) e poi arrivati in prossimità di una città molto più grande, anche questa costruita ai bordi dell'oasi interamente in terra color ocra, Tinerhir abbiamo proseguito e ci siamo addentrati nelle gole del Todra.

Uno spettacolo che ci ha lasciato senza parole, emozioni di pietra!


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